mercoledì 24 settembre 2008

Opuscolo informativo sulla pillola abortiva RU486

In Italia l'IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) viene praticata quasi ovunque solo con intervento chirurgico, anche se la scienza si e' evoluta e ha trovato nuovi metodi, meno dispendiosi economicamente e meno traumatici per la salute psico-fisica della donna, come quello farmacologico della RU486.

RU486: UN PO’ DI STORIA

La RU 486 è il primo prodotto di una nuova generazione di medicinali conosciuti con il nome di antiprogestinici (anti-ormoni).

Nel 1970, In Francia il Professor Beaulieu e la sua equipe fa una scoperta sui recettori del progesterone nelle cellule dell’utero.

Nel 1980 : Viene sintetizzato il primo anti-ormone conosciuto sotto il nome di RU 486 (RU come Roussel-Uclaf, il laboratorio francese dove si svolgono queste ricerche)

Dal 1982 al 1987 : si apre un periodo di sperimentazione della RU 486 sotto l’indicazione di abortivo. Le prove verranno condotte in una ventina di paesi , tra cui : Francia, Stati Uniti, Svezia, Inghilterra, Svizzera, Cina ; con l’appoggio dell’OMS in vari Paesi europei e dell’America Latina (Finlandia, Messico, Cile..) anche nell’Asia del Sud Ovest. Durante questo periodo si inizia a combinare la somministrazione dell’RU 486 con una prostaglandina, permettendo così al metodo di raggiungere la piena efficacia .

Dal 1987 al 1993 la pillola RU486 viene omologata e autorizzata in vari paesi : dall’88 in Cina; in Francia nell’89 Roussel –Uclaf comincia la distribuzione dell’RU 486su grande scala nei centri IVG francesi.

Nel 1991 in Inghilterra, a seguito della domanda presentata dalla filiale britannica di Roussel-Uclaf, i servizi di sanitari inglesi autorizzano l’utilizzo del prodotto.

Nel 1992 in Svezia i servizi sanitari svedesi permettono a loro volta l’utilizzazione della RU 486 nel loro paese. Negli Stati Uniti bisognerà attendere l’elezione di Clinton nel 2000 ( Reagan e Bush non erano favorevoli alla RU) per sbloccare la situazione in questo paese.

Dal 1992 al 1994 : inizio delle ricerche sulle altre indicazioni dell’RU 486. Nel 1992, uno studio effettuato in Scozia utilizza la RU 486come pillola del giorno dopo. Mentre nel maggio 1993 negli Stati Uniti iniziano test clinici per usare l’RU 486 in donne colpite dal cancro al seno.

COME AGISCE LA RU486?

Il principio attivo della pillola Mifegyne è il mifepristone, che in Italia non è ancora registrato, motivo per cui in quasi tutti gli ospedali non si pratica l’aborto farmacologico. Il mifepristone contrasta l’azione del progesterone, e quindi è in grado di interrompere, se assunto al momento opportuno, una gravidanza indesiderata in un'altissima percentuale di casi. Il progesterone è infatti l'ormone chiave della gravidanza: prepara la mucosa uterina all'annidamento dell'ovulo fecondato, riduce la capacità dell’utero di contrarsi ed è necessario nel corso di tutta la gravidanza per il normale sviluppo dell’embrione. Molti aborti spontanei sono dovuti a un’insufficienza progestinica. Il progesterone è prodotto in massima parte dal "corpo luteo", organo che si forma nell'ovaio dopo l'ovulazione. Questo, pur conservando la sua funzione per tutto il periodo gestazionale, viene man mano, durante la gravidanza, sostituito dalla placenta nella produzione dell'ormone.

L'RU 486, che non è un ormone, agisce occupando i recettori del progesterone, impedendogli in questo modo di svolgere la sua azione biologica specifica. Se assunto anche per breve tempo nelle prime settimane di gravidanza, determina il distacco dell'embrione e quindi l'interruzione della gravidanza. In pratica, sostituisce il bisturi attivando gli stessi meccanismi che causano l’aborto spontaneo.

COME AVVIENE LA SOMMINISTRAZIONE DELLA PILLOLA RU486?

Prima di procedere è necessario determinare esattamente lo stadio della gravidanza perché l’efficacia del farmaco è massima elle primissime fasi: è necessario infatti che la gravidanza non abbia superato la settima settimana (il 49° giorno dall'ultimo ciclo mestruale), periodo entro il quale le possibilità che il metodo farmacologico agisca con successo sono altissime, e minime quelle di dover ricorrere all’intervento chirurgico per incompleta o mancata espulsione dell'embrione. Oltre questo periodo diminuisce l'efficacia in quanto il livello del progesterone diviene troppo elevato. Bisogna inoltre accertarsi preventivamente che non sia in atto una gravidanza extrauterina (può essere sufficiente un’ecografia). La RU 486 si assume sotto controllo medico, anche se non è necessario restare in ospedale ininterrottamente fino ad aborto avvenuto.

La procedura abortiva prevede la somministrazione di 600 mg di mifepristone seguita, dopo due giorni, dalla somministrazione di una prostaglandina, generalmente il misoprostolo, che ha la proprietà di indurre la contrazione uterina per agevolare l'espulsione dei tessuti embrionali. Di norma, al massimo entro due settimane dalla somministrazione del secondo farmaco si produce l’aborto spontaneo, ma nel 75% dei casi l’aborto si verifica già entro 24 ore dall’assunzione della prostaglandina.

Ovviamente, se il trattamento non ha effetto è necessario comunque procedere chirurgicamente.

Si ritiene che la RU 486 sia stato finora utilizzato in Europa da 600 mila donne e da oltre tre milioni in Cina. La sua efficacia abortiva è in media del 95,5%.

Peraltro, vista la sua azione, per questo farmaco è stato ipotizzato anche l’impiego nel trattamento del tumore della mammella, dell’endometriosi e della sindrome di Cushing, tutte malattie il cui andamento dipende proprio dall’azione degli ormoni sui tessuti interessati (mammella, utero, ecc…).

CHE SUCCEDE IN ITALIA? I PRIMI INTERVENTI CON IL METODO FARMACOLOGICO

All’ospedale Sant’Anna di Torino dal settembre 2005 sono state avviate le sperimentazioni per l’utilizzo della RU486 e si è ormai vicini al traguardo dei 400 casi previsti dal protocollo per uscire dalla fase della sperimentazione.

All’inizio, però, nonostante i sì del Comitato bioetico regionale e dalla Regione, il progetto era finito sotto l’inchiesta della magistratura Alcuni passaggi del cosiddetto «consenso informato» che devono firmare le donne avevano ingenerato infatti nella magistratura torinese dubbi sulle modalità della sperimentazione: si riteneva che la sperimentazione non rispettasse la legge 194 del 1978, in quanto il trattamento non poteva garantire che l’interruzione della gravidanza avvenisse in ospedale o in un poliambulatorio. Alla donna, infatti, vengono somministrati due farmaci (uno è la Ru-486) nell’arco di tre giorni. Sembra che l’aborto avvenga in questo lasso di tempo soltanto nel 50-60% dei casi. In effetti, per tutta la durata del trattamento (15 giorni) alla paziente viene spiegato che deve poter raggiungere il Sant’Anna entro un massimo di due ore, in caso di urgenza, fino ad aborto avvenuto. Che potrebbe avvenire anche in casa. Il «consenso informato» avverte, poi, della rara possibilità che si renda necessaria una trasfusione di sangue a seguito di una forte emorragia. Le perplessità della magistratura erano relative alla possibilità che la donna si trovasse in quel momento lontana dall’ospedale. Un terzo problema, di carattere burocratico, sembrava essere costituito dai due farmaci alla base dell’aborto chimico: l’uno, il misoprostol, in Italia è autorizzato per altri scopi (in particolare, per la prevenzione dell’ulcera peptica), mentre il mifepristone (la pillola abortiva vera e propria) non è ancora registrato.

Nel novembre 2005 a Pontedera (Toscana), è stata effettuata la prima interruzione volontaria di gravidanza con l'utilizzo della pillola abortiva. L'aborto è avvenuto dopo aver richiesto il medicinale alla ditta produttrice francese Excelgyn applicando le procedure previste dalla Regione per l'acquisizione di farmaci esteri non registrati in Italia e non, come sta avvenendo a Torino, col meccanismo della sperimentazione.

Immediata e dura l’opposizione dell’allora ministro della Sanità Storace, il quale ha dichiarato che la RU486 era un incentivo all’aborto (!).

Il mondo scientifico italiano ha invece fatto notare come non ci sia alcun bisogno di sperimentazione per un farmaco in uso già da 14 anni in Francia e da poco meno in quasi tutto il mondo, e che il fatto che in Italia non sia ancora stato registrato è un problema solo politico.

Un altro motivo della mancata registrazione è dato dal fatto che in Italia a livello culturale e di coscienza collettiva, soprattutto nel mondo maschile, (e gli uomini non solo sono in maggioranza nelle aule parlamentari, ma occupano i posti di potere nei ministeri, negli ospedali e delle istituzioni di ricerca scientifica), prevale una latente condanna della pratica abortiva, per cui la donna che decide di abortire è considerata una reietta e come tale è giusto e lecito che soffra il più possibile. In questo senso viene osteggiata duramente l’introduzione di un metodo meno invasivo e doloroso per un’esperienza, quella dell’aborto, che in sé è drammatica e traumatica per tutte le donne.

Anche il «padre» della Ru-486, il francese Etienne Emile Baulieu, è sorpreso dalla situazione italiana: «Da voi vige una pregiudiziale imposta dal Vaticano e contro ogni evidenza scientifica: il farmaco è sicuro, efficace, senza effetti secondari importanti ed è meno traumatico per le donne. Il suo uso favorirebbe l’aborto? Ma allora perché in Francia è andato progressivamente diminuendo?». Lapidario, infine, Umberto Veronesi, ex ministro della Sanità: «In Italia l’aborto è legale, quindi non vedo perché non andrebbe usata la Ru-486 in ospedale al pari degli altri metodi di interruzione della gravidanza».

La Excelgyn, l'azienda produttrice della Ru486, ha chiesto la registrazione centralizzata a livello europeo del farmaco. La procedura, che dovrebbe terminare a ottobre, aprirebbe cosi' la strada alla pillola abortiva anche nel nostro paese.

Recentemente la neo ministra Livia Turco si è espressa favorevolmente all’introduzione del metodo farmacologico per l’interruzione di gravidanza in tutti gli ospedali.

QUANTO COSTA? VALUTAZIONE RISPETTO ALL’ABORTO CHIRURGICO

Il prezzo omnicomprensivo, rappresentante il valore complessivo di intervento e degenza per l’aborto chirurgico e' di circa 760 euro ( ma non esiste un elenco specifico per le varie spese, almeno nel servizio pubblico).

Per l’acquisto delle pillole necessarie all’aborto farmacologico invece si rilevano i seguenti dati: in Belgio il prezzo della confezione Mifegyne della Exelgyn (tre compresse da 200mg) e' stato fissato per legge dal ministro dell'economia a 63,52 euro, in Spagna a 12.000 pesetas (circa 62 euro).

Se andiamo in una clinica statunitense per un'interruzione di gravidanza (visite, test ed esami compresi) si spende una cifra che puo' oscillare tra i 200 e i 350 dollari.

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