mercoledì 24 settembre 2008

Comunicato sul pacchetto sicurezza

NÉ SGOMBERI NÉ ESPULSIONI IN NOSTRO NOME!

Il gruppo donne del C.S.O.A ex Snia Viscosa si oppone con forza all’introduzione delle misure di sicurezza e di emergenza e alla campagna mediatica feroce e razzista che si è prodotta in seguito allo stupro e all’uccisione di Giovanna Reggiani.

Riteniamo che tali risposte non fanno altro che distogliere lo sguardo dall’avvenimento reale, la violenza su una donna. Avvenimento che viene strumentalizzato ai fini di una giustificazione e alimentazione della diffusa intolleranza nei confronti delle comunità immigrate.

Rifiutiamo la soluzione che al problema è stata data al livello governativo con sgomberi repentini e decreti che intensificano le misure di espulsione.

Esprimiamo il nostro sdegno per i raid razzisti e sanguinari che vengono perpetrati contro gli immigrati da parte di squadracce fasciste, come è successo, ad esempio, qualche giorno fa a Tor Bella Monaca o a Monterotondo.

Come donne, sottolineando fortemente la gravità di un episodio come quello della violenta morte di Giovanna Reggiani, ribadiamo che:

la violenza sulle donne NON HA CONFINI: DI PROVENIENZA GEOGRAFICA, DI CLASSE, DI RELIGIONE

la maggior parte delle violenze contro le donne AVVIENE IN FAMIGLIA O NELLA COMUNITÀ DI AMICI: i primi nemici per la donna sono, nella maggior parte dei casi, il marito, il fidanzato, il compagno, il padre, il fratello, l’amico, non l’estraneo che si incontra per strada (dati ISTAT 2006)

vogliamo essere libere di camminare per strada e di prendere un autobus, anche di notte, senza correre il rischio di essere continuamente sottoposte a sguardi offensivi, commenti pesanti, insulti ed aggressioni, le quali sono conseguenze di una concezione maschilista e patriarcale delle donne che domina ancora in tutte le culture, a partire dalla nostra.

Respingiamo dunque il pacchetto di sicurezza Amato che strumentalizza i corpi delle donne per ridurre le contraddizioni sociali a un problema di ordine pubblico. Lo ripetiamo, non è solo l’estraneo che si incontra per strada, né tanto meno l’immigrato, come il nostro governo vorrebbe farci credere, il vero protagonista della maggior parte delle violenze che vengono perpetrate sui nostri corpi, ma colui che vive o si aggira, alternativamente amato e odiato, tra le pareti della nostra casa.

Questi dati, confermati ogni anno dalle statistiche ufficiali prodotte da tutti i luoghi a cui le donne si rivolgono in caso di violenza (gli ospedali, i servizi sociali, i centri antiviolenza, i commissariati di polizia…), non vengono mai evidenziati dai media, per i quali un attacco alla famiglia, così come ancora oggi è concepita e tutelata dalla Chiesa, non è neanche immaginabile.

Per gli stessi motivi riteniamo insufficiente il decreto di legge Pollastrini che affronta il problema attraverso un semplice inasprimento delle pene. Tale decreto, intervenendo solo dopo che le violenze sono già avvenute nella loro massima gravità, non conduce a nessun tipo di risultati reali. Non si preoccupa di far attuare misure cautelative (che impongono, per esempio, l’allontanamento dell’uomo violento dalla casa). Non programma strategie di prevenzione e azioni di trasformazione culturale. Non definisce risorse e strumenti per un adeguato reinserimento sociale delle donne che decidono di lasciare il marito, portandosi nella maggior parte dei casi i figli con sé. Non prevede finanziamenti per corsi di formazione e professionali, aiuti per l’affitto, sovvenzioni per l’asilo o le spese scolastiche dei figli, rivolti alle donne che hanno subito violenze. Misure in gran parte presenti nella “Legge integrale contro la violenza di genere” spagnola, costruita in collaborazione con il movimento femminista . Misure che vorremmo fossero comprese anche nella legge italiana.

La violenza contro le donne non è un problema di ordine pubblico e non si affronta con misure repressive e coercitive. È un problema culturale che attiene al modo in cui le relazioni tra uomini e donne si strutturano e si autorappresentano nella società.

Servono una battaglia culturale profonda e azioni a lungo termine volti al cambiamento dei rapporti tra i sessi e all’annullamento della mentalità patriarcale e sessista ancora fortemente dominante.

Respingiamo infine con sdegno l’ignobile appello delle forze politiche e dei gruppi di destra, che fanno appello alla salvaguardia dei corpi delle donne italiane con espressioni del tipo “giù le mani dalle NOSTRE donne”. Ancora una volta, in consonanza con una piena concezione fascista della società, i corpi delle donne divengono il luogo attraverso cui si costruisce l’identità nazionale; le donne non sono considerate soggetti, individui, ma elementi biologici e strumenti di procreazione di una comunità più ampia. La violazione dei loro corpi diventa semplicemente una violazione dell’onore della nazione.

Noi donne diciamo che i nostri corpi non devono essere utilizzati per alcuna strumentalizzazione politica né per criminalizzazioni di stampo razzista.

Non vogliamo tutori e difensori. Non siamo soggetti deboli da proteggere. Non vogliamo essere pedine di una svolta conservatrice, che rischia di investire le relazioni tra i sessi e la società tutta.

Noi donne siamo solo nostre.

L’ALTRA METÀ DEL CIELO È IN TEMPESTA

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